Riporto parte della prefazione di
Gian Domenico Mazzocato della mia nuova pubblicazione
PAROLE FRANTE
Ti hanno spogliato che era sera, / quando il sole incancrenito / si spegneva all’orizzonte. Parla al papà, la figlia desolata. Lo contempla (e disegna per sé una immagine da cementare nella memoria): Eri spoglio di ogni lembo, / il tuo corpo secco, / raggomitolato come in grembo ceruleo, / esasperava la levità / di ricordi saettanti.
A ben vedere una dichiarazione (e una sintesi) di poetica. La memoria che è lampo e frammento, ma serve a illuminare. La levità che esaspera e dunque pesa: è la vita stessa a essere un ossimoro, giocata su contrasti forti e rigorosi. La nudità assoluta, lo scavo dell’anima come condizione e premessa della verità.
Quando il corpo è secco e si fa gomitolo. Una rivelazione da dipanare.
Che emozione leggere i versi di Loretta Menegon. Una casa abitata da molte anime e dominata da una voce scabra ed essenziale. La sua. Che racconta, rievoca, fa sintesi, si fa abbracciare dal ricordo, rilancia in continuazione. Come i suoi aquiloni/drago che ricorrono spesso e ogni cosa guardano dall’alto. Ma hanno bisogno del “basso” perché è lì, sulla terra, che vivono le mani che li reggono e li guidano……

L’autrice con Gian Domenico Mazzocato
Volano i gabbiani
Uno sguardo al cielo
