XI – La brigata partigiana Nuova Italia
e il suo comandante Publio Corradi
Alla fine di un percorso lungo i sentieri accidentati che hanno
attraversato i cinque lunghi e dolorosi anni del secondo conflitto mondiale,
abbiamo incontrato e conosciuto semplici uomini e donne caeranesi, oggi
quasi tutti scomparsi, che, da protagonisti o testimoni diretti, ci hanno aperto
squarci inediti di storie individuali e collettive. Da tali microstorie paesane,
anche dopo 70 anni possiamo attingere messaggi significativi di vita che,
nel segno della tragedia e della speranza allo stesso tempo, appaiono come
germogli fioriti sulle strade insanguinate della nostra memoria locale.
Oltre a tanti semplici cittadini caeranesi che hanno dato testimonianza
dei loro vissuti, è doveroso mettere a fuoco con alcuni brevi cenni storici
anche la vicenda di giovani uomini che hanno avuto il coraggio di esporsi e di
prendere parte attiva (è proprio questo il significato della parola “partigiano”,
cioè colui che ha il coraggio di uscire allo scoperto, di “prendere parte e di
scegliere una parte”!) nella lotta per la libertà e per la resistenza al nazismo
invasore. I cenni storici che seguono riguardano la nascita e i progressivi
sviluppi della brigata partigiana caeranese Nuova Italia e del suo fondatore e
comandante Publio Corradi………
La Libertà ritrovata: Liberazione
E improvvisi
arrivano giorni quieti,
sorrisi e grida,
voci scomposte
e bandiere al vento
e bimbi in braccio
e madri sognanti
e tu che conti
ad uno ad uno
i visi dei soldati
che rompono le fila,
sì quello è il figlio
del mio vicino,
il figlio del fornaio,
il figlio del notaio,
così serio…
ah sì, là la Brigata Matteotti,
gli amici di mio figlio Alessandro,
eh… mio figlio…
e conti e ti sposti
e riconti…
non sono i suoi occhi,
no, troppo magro…
no, troppo alto…
no, troppo scuro di capelli…
e si avvicina il tenente,
ti bacia…
ti sembra il bacio di Giuda
tanto ti brucia
e chiami tua moglie,

guarda il tenente!
guarda com’è cambiato,
com’è uomo!-
e il tenente ti abbraccia,
fruga nella sua uniforme,
fruga –ma quanto è lento!-
e ti porge qualcosa
di freddo e
rabbrividisci, tanto è fredda
quella medaglia così piccola,
così fredda…
e non puoi credere
che questo metallo così freddo
sia sangue caldo
di tuo figlio…
tutto sangue
di tuo figlio,
tutta pelle di tuo figlio,
tutti occhi di tuo figlio,
tutte braccia di tuo figlio…
e ti guardi intorno
che vorresti riprendere
a contare le fila,
ma il tenente è lì
e ti abbraccia
e ti frena
e ti perdi nella calca
e nel sole sprofondi
e nel garrulo
suono dei rondoni
ti accorgi che è giorno
e in te si annida
il tormento dei sogni
cullati e violati
e la realtà dilaga
ed è come
acqua che risucchia l’infinito,
acqua che risucchia il tuo respiro,
aspro spasmo
di vita che guaisce
nella felicità che
intorno a te esplode.

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